mercoledì 6 agosto 2014

Tracks

                                                    

TRACKS









Recensone

E poi ci sono film che vai a vedere spinta da curiosità o dagli amici e che ti affascinano in un modo inaspettato: così è accaduto per questo “Tracks, attraverso il deserto” storia vera di Robyn Davidson, che a 25 anni vuole, fortissimamente vuole, realizzare un sogno….attraversare a piedi con tre ( poi quattro) cammelli, un cane, una bussola e una mappa, il deserto australiano di 2.700 chilometri, da Alice Spring all’Oceano Indiano.




Tutta la storia è in queste quattro righe….e proprio ciò rende il film così attraente perché la narrazione si svolge con dialoghi scarni e immagini più eloquenti di ogni frase, sontuosi tramonti, deserto senza fine, sole accecante…e forse l’unico marginale difetto è il sottofondo musicale (pur bello, ma un po’ ossessivo ) di Garth Stevenson che troppo spesso impedisce di ascoltare il silenzio in cui Robyn cammina e da cui la donna si fa volutamente avvolgere.

Diretto con mano sicura e minimale dal regista J. Curran, con un uso della telecamera posizionata sul volto della protagonista, nel film dominano, oltre al deserto, il bel viso e il corpo atletico e plastico di Mia Wasikowska, eccezionale interprete che dà vita ad una realistica Robyn Davidson, la “Signora dei cammelli” come la definirono i giornali dell’epoca.





Accanto a lei compaiono e scompaiono personaggi diversi, l’aborigeno saggio Eddy, il giornalista Rick Smolan ( Adam Driver) inviato dal National Geographic che sponsorizza l’impresa, la famiglia pioniera e solitaria.




Piccoli intarsi in un quadro di bellezza assoluta: il deserto, dove Robyn si vuole perdere.


E il suo continuo spogliarsi sembra corrispondere alla necessità di eliminare ogni barriera tra il corpo e la natura, tra la pelle e i raggi cocenti del sole le cui scottature non sembrano crearle disagio e sofferenza.




Ci si può interrogare sul significato di questo viaggio misterioso …ma chi chiede a Robyn perché voglia affrontare una simile impresa si sente rispondere un veloce :”Perché no????”

Con ciò lasciando intendere il suo desiderio di perdersi in una immensità totale in cui gli unici segni vitali sono l’ansimare del cane Diggity, il rauco bramire dei cammelli e i barili d’acqua che Rick sistema a tappe marcate e lunghe distanze, secondo gli accordi con lo sponsor….



Certo i delicati flash back che riportano ad una infanzia dolorante farebbero pensare anche ad un viaggio metafora dell’esistenza….ma tutto sommato questa interpretazione potrebbe anche essere tirata troppo per i capelli.

E forse la risposta alle domande è proprio quella che la Davidson dà nel suo bel libro…Perché no???

Una risposta è probabilmente contenuta nel libro autobiografico da cui il film è tratto….ma poi credo che più interessante sia porsi domande e cercare di comprendere il significato di tutto il racconto.

Paola





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